LE SCIMMIE GIALAPAGA, SCOPERTA UNA SPECIE ANIMALE SCONOSCIUTA NELL’ ARCIPELAGO DI GIAVA

L’ultimo numero del “National Geographic Magazine” riporta la notizia della scoperta di una nuova specie di scimmiette, rimasta fino ad ora sconosciuta.
Sono piccoli animali, apparentemente molto timidi, che vivono solo nelle aree inesplorate dell’isola di Sunnarmambata, una delle zone più inaccessibili dell’arcipelago indonesiano.

Questi deliziosi animaletti hanno sviluppato, in secoli di isolamento, particolari caratteristiche comportamentali che li distinguono dalle altre specie della famiglia degli indridi, di cui fanno parte assieme ai lemuri.

Sir John Loastcoke, il noto etologo della National Geographic Society che le ha scoperte dopo anni di ricerche, ha descritto l’emozione del primo incontro con una piccola gialapaga. Non avendo mai conosciuto l’uomo, le gialapaga sono molto fiduciose e socievoli.
Sir Loastcoke racconta ancora con commozione di quando la prima piccola gialapaga femmina è scesa da un albero, si è avvicinata e ha iniziato a guardare incuriosita la sigaretta che Sir John stava fumando in quel momento, una Senior Service senza filtro.
Sir John ha teso la sigaretta alla piccola gialapaga che se ne è impadronita e ha cominciato a fumare a rapide boccate.

Sempre Sir John racconta che dopo l’emozione di quel primo incontro si sono verificati dei problemi dovuti alla particolare affettività, quasi eccessiva, che sembra essere una delle caratteristiche salienti delle gialapaga.
La  scimmietta, finito di fumare, si è infatti abbarbicata alla gamba di Sir John. A nulla sono valsi i tentativi di staccarla, anche perché la piccola gialapaga, quando Sir John si allontanava da lei, manifestava evidenti segni di disperazione.

Nell’ articolo, Sir John racconta che, dopo qualche ora, l’intera spedizione aveva di fatto adottato una intera comunità di piccole gialapaga, che si erano affezionate ai singoli membri abbarbicandosi alle loro gambe, piangendo ai tentativi di separazione.
L’unico modo di calmare i simpatici animaletti, è sempre Sir John che lo racconta, fu quello di condividere con loro, oltre alle sigarette, alcune bottiglie di birra che la spedizione aveva con sé.

Alcune piccole gialapaga sono adesso ospitate nello zoo di Kengsiston, vicino Londra, dove si sono trovate a loro agio e hanno anche iniziato a riprodursi.

LA FACILE GLORIA DEI GIORNALISTI FALLITI

Tornare in redazione da inviato di guerra, coperto di gloria, fra l’ammirazione dei colleghi, è il sogno di ogni giornalista.

Trattandosi di un’attività scomoda e pericolosa, i corrispondenti di guerra veri sono in realtà pochissimi.

Ma c’è, da qualche anno, il surrogato perfetto: Il conflitto fra Israeliani e Palestinesi.

Si prende un accreditamento con gli israeliani, uno con i palestinesi. Poi ci si arruffiana un po’ con gli uffici stampa “palestinesi” per sapere dove andare e a che ora.

Al momento giusto ci si mette un bel giubbotto antiproiettile e l’elmetto con la scritta “press”, inutili ma molto scenografici, si lascia l’albergo di lusso in centro, si monta in taxi con l’operatore e via verso la gloria.

Le occasioni per un bel pezzo ad effetto non mancano mai in Cisgiordania perché di “giorni della rabbia” è pieno il calendario.
Sostanzialmente le proteste di strada sono diventate attività di routine ogni venerdì, ritualizzate e con una coreografia consolidata da anni. Coinvolgono sempre i soliti professionisti della protesta, e sono sempre una fonte di riprese e foto di grande effetto.

L’Autorità Palestinese, infatti, investe molto in queste azioni e relativa propaganda per distrarre la propria gente dal fallimento di anni di corruzione e malgoverno. Usano anche operatori e registi professionali, così, se il reporter occidentale ha pure mancato la ripresa, gliela forniscono loro pronta e già montata.

Il guaio è che, per una foto ad effetto, per un pezzo di colore, per una sofisticata analisi di situazioni di cui non capiscono un cazzo, questi “giornalisti” da operetta fomentano, in occidente, una visione che allontana la pace perché dà una grossa mano alle fazioni più violente, terroristiche e corrotte del mondo palestinese, inclusi gli assassini di Hamas.

Volete una conferma?
Avrete notato la delusione che traspare in questi giorni in molti giornali perché non si è verificato il disastro che doveva seguire, in Israele e Cisgiordania, alla decisione di Trump ?

Chi, nei giornali, si aspettava giorni e giorni di foto spettacolari e ghiotti titoloni ad effetto per aumentare le tirature non li ha avuti, per fortuna.

La realtà è che la maggior parte degli arabi cittadini israeliani e quelli della Cisgiordania, sono sempre più critici con gli islamisti fanatici e i politici palestinesi iper-corrotti che li hanno ghettizzati per anni. Secondo i sondaggi, la maggioranza di loro vorrebbe solo, come gli israeliani, avere una vita normale, forse meno eroica ma pacifica e serena.

DAAS, UNA STORIA DI SUCCESSO

 

Un foto ricordo scattata durante una lezione del CSN

Il 3 dicembre 1972 John Wile si recò alla Fiera Sportiva dell’Est per comprarsi un paio di sci ultimo modello.

Fu una grande delusione per John quando, alla prima uscita sulle montagne di Spaccaloosa nel Wisconsin, urtando un sasso gli sci nuovi di zecca si spezzarono in due.
Proprio in quel momento passava di lì William Legahort, un nano che abitava nella vicina cittadina di Franaway. “Non buttarli” disse William a John.

William era un brillante falegname e, con perizia, riuscì a ricavare due paia di sci, molto corti ma perfetti, dagli sci rotti di John.

John Wile in una tenuta da sci pioneristica negli anni ’50
William Legahort, a causa della bassa statura che lo rendeva molto aerodinamico, stabilì diversi record sul chilometro lanciato

John e William divennero amici e assieme aprirono a Spaccaloosa il CSN, “Centro Sciistico Nani” che in pochi anni divenne il punto di riferimento per tutti i nani sciatori della costa orientale.

Ma il punto di svolta per John e William arrivò nel 1985. Un addetto alla progettazione delle scarpe da running dell’Adidas aveva sbagliato a premere il tasto ”riduci decimali” e, prima che qualcuno se ne rendesse conto, l’Adidas aveva prodotto quasi un migliaio di scarpe di misura assurdamente piccola.

William Legahort in una rara immagine

John e William rilevarono l’intero stock, che ebbe un enorme successo fra i nani sportivi già clienti dei due.

Iniziò così la fortuna dell’azienda che, nei primi anni novanta, prese il nome attuale di DAAS, “Diversamente Alti Articoli Sportivi”. Un’espansione ininterrotta che ha portato la DAAS ad essere oggi leader di mercato nel settore degli articoli sportivi per nani, con oltre mille dipendenti e con stabilimenti di produzione e negozi in tutti gli States.

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