Difficile costruire, facile distruggere.

Costruire un’azienda da zero, come imprenditore ma anche come manager, è una delle esperienze professionali più coinvolgenti che si possano desiderare.
Ci vogliono anni di intuizioni, di scelte, di rapporti personali, di errori e di successi. Non hai mai la sensazione di aver finito perché pensi sempre a come migliorare, a come fare di più.
E’ in questo senso del creare che risiede la nobiltà del lavoro di imprenditore. E lo stesso vale per quei manager che hanno la fortuna di avere l’autonomia necessaria per costruire una realtà aziendale, secondo la loro etica e la loro visione.

Poi, purtroppo, certe aziende finiscono nelle mani sbagliate, per esempio per questioni di successione o perché inglobate da fondi di investimento che agiscono con ottiche miopi di breve periodo.
Ed allora si vede come sia facile e veloce distruggere il valore, economico ed umano, che è stato costruito in anni di lavoro.

Le persone non contano più, non conta la loro esperienza, la loro professionalità, la loro dedizione. Diventano righe di bilancio da cancellare guardando soddisfatti al saldo finale.

Si pensa che la clientela resterà fedele comunque e quindi si tagliano le spese di promozione e sviluppo.

I dirigenti che si prestano a questi scempi tradiscono i fondamenti deontologici della professione. Non sono manager, sono mezze maniche sadici e incompetenti soddisfatti di contentare la proprietà con tagli su tagli.
Tanto, pensano, la casa è solida, posso togliere quanti mattoni voglio e regge lo stesso.
E quando si trovano davanti un mucchio di rovine nemmeno allora vengono sfiorati dal dubbio di essere stati stupidi.

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