Il momento più bello della mia vita fu quando l’ostetrica mi mise in braccio mia figlia appena nata.
Voluta, desiderata, frutto di una scelta consapevole maturata dopo anni precari quando con mia moglie avevamo raggiunto una certa sicurezza sul nostro futuro.
Poi ci sono gravidanze diverse, che non danno gioia. Gravidanze sbagliate, casuali, inopportune. Madri non pronte, situazioni difficili. Cosa c’è di più tremendo per una donna che rinunciare ad un figlio che ha in grembo?
La donna che decide di abortire compie una delle scelte più dolorose, dovrebbe trovare rispetto, supporto, comprensione.
Ammiro, molto, le donne che decidono comunque di continuare la gravidanza. Credo sia giusto, come dice la Meloni, fare di tutto per aiutarle a non abortire. Ma trovo disumano colpevolizzare chi non ci riesce.
Per questo mi sembra orrenda la legge ungherese che vuole obbligare le donne che chiedono di abortire ad ascoltare il battito del cuore del feto.
Che abisso di miseria umana ha dentro chi introduce una simile tortura da infliggere a chi già sta vivendo una sofferenza terribile come è la decisione di abortire?
Per questo mi preoccupa chi ammira Orban, chi ha votato a suo favore contro la condanna dell’Unione Europea, Lega e Fratelli d’Italia, chi condivide la sua visione della società e della persona.
Certo, non ritorneranno in Italia le aquile imperiali e le camicie nere. Ma temo che chi ammira le posizioni di Orban rischi di essere l’erede morale, anche se edulcorato, e forse inconsapevole, dell’Italia peggiore, degli squadristi che cento anni fa partivano sui camion di notte, raggiungevano le cascine isolate e in dieci contro uno uccidevano i contadini socialisti a bastonate davanti alle mogli e ai figli. E poi rientravano a casa ridendo e cantando.
Vorrei tanto una destra diversa, che contribuisca a portare l’Italia avanti, non indietro.