Interno lucchese

Sedie e signore
di antiche grazie.
Barocche rugose
annerite
dal fumo
di infinite canaste
benefico malefiche.

Musici assoldati
un tanto l’ora
levano a contrasto
invano
flebili minuetti
di Boccherini.

Il sasso

Io sono questo sasso
lasciato dal mare sulla riva
levigato da millenni di onde

Concrezioni e cristalli
ne fanno la bellezza quieta
ricordo di eruzioni e di vulcani

Ora lo scalda il sole
e attende
che la sabbia lo copra

Lucca

Lucca le tue strade
mossi torrenti pietrificati
di lastre consunte

Palazzi sghembi alti
umili e solenni
scrigni di nascosti lussi

Ad ogni mio passo
sul selciato
echeggia 
la memoria dei giorni

Le formiche

Dove vanno
le formiche
veloci
a testa bassa
tutte in fila?

Uno scopo ce l’hanno
ma non si sa qual è.

In qualche posto vanno
ma non si sa dov’è.

Umarell

Questa foto che ho pubblicato qualche giorno fa su Linkedin con un commento scherzoso ha superato 450.000 visualizzazioni e ha avuto poco meno di 4.000 like. Questi numeri, da diffusione virale considerando che ho circa 2000 contatti, dimostrano che per gli utenti di Linkedin, in genere utenti professionali, quello dell’umarell è un tema sensibile.

La maggior parte dei commenti sono solo divertiti e sullo stesso tono goliardico del post, ma molti altri affrontano il tema da diverse angolazioni interessanti, sia psicologiche che sociali.

So per esperienza personale che nel pieno dell’attività, fra agende, scadenze, organigrammi, KPI e menate varie non si pensa mai a quando si sarà in pensione. Ma nell’inconscio, di fronte all’umarell, si alza evidentemente una vocina che ci dice: “E io, cosa succederà A ME quando andrò in pensione?”.

Ho scattato la foto la settimana scorsa a Milano, sotto le arcate di Piazza San Babila.

In quel momento la folla attorno a me si muoveva con tempi diversi.

C’era il tempo veloce dei milanesi, il tempo rilassato dei turisti stranieri, il tempo ritmico e concentrato dei molti operai nel cantiere che finivano le ultime opere di superficie.

E poi c’erano loro due, isolati, con la loro postura immobile in un tempo sospeso. Immagine perfetta dell’umarell.

L’ umarell autentico per me è solo quello che guarda il cantiere immobile e in silenzio, senza interagire con chi lavora. E’ un’icona zen, un’inconsapevole mimesi del Budda che medita. Lo caratterizza lo sguardo sull’essere e non sul fare.

E’ questa, immagino, la ragione profonda che rende la figura dell’umarell così attrattiva nella mente dell’utente medio di Linkedin. Dà un senso positivo al tempo vuoto, all’assenza delle urgenze. E’ pura consapevolezza di sé.

Certo, la meditazione zen non è nelle corde di tutti e credo che i modi di adattarsi alla vita in pensione siano i più vari. Dipendono dalla psicologia individuale, dal contesto sociale in cui si vive, dalla qualità e dal tipo degli interessi culturali.

Ma in ogni caso c’è un prima e un dopo nettissimo, marcato da quella giornata particolare in cui torni a casa dal lavoro e ancora non ti rendi conto che è iniziato un eterno weekend.

E scopri anche che, mentre al lavoro ti sei preparato in ogni modo, a non far nulla non sai neanche come si comincia e devi inventarti nuovi schemi e nuove priorità.

Forse la soluzione è vivere il pensionamento come un lavoro?

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