La violenza filopalestinese

Il direttore di Repubblica Maurizio Molinari ha sperimentato a Napoli, dove gli è stato impedito di parlare all’università, le conseguenze del violento estremismo filo-palestinese che sta crescendo anche in Italia.
Farà un po’ di autocritica per il modo in cui anche il suo giornale riporta i fatti da Gaza, contribuendo a creare questo clima di odio?

Anche su Repubblica vediamo ogni giorno i conteggi delle vittime “secondo il ministero della salute di Hamas” stranamente precisi alla virgola, sempre e solo civili, mai nemmeno un combattente.
Vediamo le foto strappalacrime, evidentemente professionali e con tutte le luci perfette, di persone che si aggirano sconsolate fra le macerie.
Leggiamo accorati appelli delle ONG sulla crisi umanitaria, sulla gente di Gaza che muore di fame, sul “genocidio”.

Su Repubblica in particolare leggiamo ogni giorno i pezzi, commoventi, del giornalista palestinese “indipendente” Sami al-Ajrami, uno che nel 2017 dichiarava ad un giornale americano:
“Dico che quando sono in una stanza con un leone, devo combattere. So che mi ucciderà, ma devo combattere. Nonostante questo so che è un leone e alla fine morirò, ma almeno combatto. Questo è ciò che stanno facendo i palestinesi e questo è il messaggio che è arrivato agli israeliani: quando uccidi mia figlia, lancerò un razzo, ovunque vada, non mi interessa”.

Sono troppi i quotidiani e i TG che veicolano in modo acritico, senza riscontri, senza verifiche, la propaganda jihadista palestinese.
Una propaganda efficace, molto professionale, che trovo perfettamente sintetizzata da una nota espressione dialettale napoletana: “Chiagne e fotte”.
Espressione con cui la saggezza popolare descrive chi si lamenta per ottenere un vantaggio, facendo leva sul buon cuore della gente per fregarla.
La propaganda palestinese è da sempre una delle massime espressioni mondiali di questa tecnica, e ha raggiunto con la guerra di Gaza vertici di virtuosismo.

Con il pieno consenso della popolazione palestinese, Hamas ha lanciato per anni quasi ogni giorno missili sulle città israeliane.
Ha investito milioni di dollari per trasformare Gaza in una fortezza jihadista diffusa fra case, ospedali, moschee e scuole.
E il 7 ottobre ha compiuto, come deliberata provocazione, una serie di crimini orrendi, massacrando, stuprando, prendendo ostaggi da usare per il più vigliacco dei ricatti.
Una volontà di morte che sgorga da un fanatismo medioevale, un’ideologia che giustifica il martirio anche della propria gente pur di affermare il jihad e annientare gli infedeli.

L’esercito israeliano avrebbe potuto radere al suolo Gaza in due giorni. Sta invece rischiando la vita dei propri soldati per ridurre al minimo i danni ad una popolazione civile che ha dato ad Hamas, da sempre, il suo plebiscitario ed entusiastico consenso come dimostrano senza ombra di dubbio tutti i sondaggi.

Ma ogni giorno sui giornali vediamo un rovesciamento completo della realtà. Le vittime sono sempre e solo i palestinesi.

Gli israeliani devono fermarsi.

(AP Photo/ Phil Nijhuis)

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