Chi sono i nemici di Israele?


A Gaza Hamas. Islamo-nazisti fanatici con il culto della morte, hanno permeato l’intera società di Gaza come una pianta parassita velenosa.
Hanno fagocitato miliardi di risorse, hanno costruito i loro tunnel nelle case, nelle scuole negli ospedali.
Uccidere gli ebrei è nella prima pagina del loro programma.

In Libano Hezbollah, uno dei cartelli criminali più potenti al mondo, presente nel narcotraffico a livello mondiale.
Condivide con Hamas una visione del mondo mortuaria e fanatica.

In Cisgiordania, le strade delle città sono tappezzate da manifesti che inneggiano agli shahid, ai martiri della fede.
Come si diventa shahid? Uccidendo ebrei.
I bambini fanno apprendistato tirando le molotov, i genitori ne sono fieri.

In Iran, gli stessi ayatollah che suscitano orrore perché uccidono le ragazze a centinaia per un velo portato male.
Sono quelli che organizzano e finanziano tutto questo.

E poi ci siete voi.
Raffinati intellettuali occidentali, profondi opinionisti, giornalisti “esperti” di Medio Oriente come lo siete, stranamente, su tutto.
Voi che mettete sullo stesso piano un popolo civile che lotta da decenni per avere una vita normale e una società arretrata e fanatica come quella “palestinese”.
Voi che scrivete senza farvi domande “secondo il ministero della salute di Gaza”
Voi che anche di fronte all’evidenza scrivete “gli israeliani sostengono che”.
Voi che pubblicate in quantità foto e notizie da Gaza evidentemente manipolate ma di sicuro effetto sui lettori.
Voi che non vedete la differenza fra un massacro intenzionale di civili come quello del 7 ottobre e un’azione militare in aree densamente popolate.
Voi che accusate Israele di risposta sproporzionata ma non volete vedere la strategia di Hamas che si nasconde fra i civili. E li usa da vivi come scudo, da morti come armi politiche.
Voi che parlate di due stati quando è evidente che i nemici di Israele vogliono solo annientarlo e di stati averne uno solo, islamico, dal fiume al mare.

È anche grazie a questo tipo di informazione che gli utili idioti del nazi-islamismo vanno in piazza ad urlare “palestina libera” senza aver capito nulla.

I terroristi palestinesi sono come noi?



Fra le intercettazioni delle telefonate effettuate dai terroristi palestinesi durante l’attacco del 7 ottobre ce n’è una in cui uno di loro chiama il padre a Gaza e poi si fa passare la mamma.
La telefonata è del tutto simile a quella che un nostro studente farebbe ai genitori per comunicare un bel voto o il superamento di un esame importante. Nella voce di questo giovane palestinese c’è entusiasmo, fierezza, urgenza di condividere un successo con mamma e papà. Che infatti lo lodano e ringraziano dio per quanto il figlio è riuscito a realizzare.
Ma il giovane palestinese non dice “mamma, papà ho preso trenta a diritto amministrativo!”. Dice “mamma, papà ho appena ammazzato dieci ebrei!”

Per lui e per i suoi genitori il massacro di infedeli è il felice compimento di un processo educativo che è iniziato quando era piccolo, nelle scuole dell’UNRWA (ONU).
Alla recita di fine anno ha messo in scena con gli altri bambini, vestiti in mimetica, un’azione militare di uccisione di ebrei.
Alle medie ha imparato che tutti i mali del mondo sono colpa degli ebrei e degli americani.
In moschea ha ascoltato devotamente le prediche contro gli occidentali corrotti ed immorali.
Se ha frequentato l’università di Gaza probabilmente sa tutto su esplosivi e propellenti per i missili.
Come soldato di Hamas avrà soldi, privilegi e un grande prestigio sociale.
Se poi morirà in azione diventerà uno shahid, andrà in paradiso, i suoi genitori mostreranno con orgoglio a tutti la sua foto.

Perché tanti giovani occidentali scendono in piazza per solidarizzare con giovani come questo, difendono le azioni dei terroristi come fossero una resistenza eroica contro gli oppressori? Perché si identificano con i terroristi mettendo la stessa kefiah?
Non vedono l’aberrazione di un’ideologia teocratica, arcaica, violenta e mortuaria?

L’analisi storica e politica ci aiuta capire come è nata e si è diffusa in occidente l’ideologia suicida, anti-occidentale, su cui si innesta l’appoggio ai palestinesi e l’odio per Israele.
Ma soprattutto ci aiuta la psicologia. Quello che stiamo vedendo è un caso plateale, di massa, di fallacia della proiezione.
Il tragico errore di pensare a priori che l’altro, che non conosciamo, sia come noi.

Chi uccide gli ebrei è una persona per bene?

Masse di migliaia di persone scendono in piazza in tutto l’occidente gridando “Palestina libera dal fiume al mare”, strappano i manifesti con le foto degli ostaggi. Proclamano la distruzione di Israele e il massacro degli ebrei.
Non dobbiamo indignarci, sono persone per bene.

In questi cortei c’è una forte prevalenza di islamici, figli di immigrati, nati nei nostri paesi, hanno frequentato le nostre scuole.
Hanno trovato nell’Islam più integralista ed arcaico la loro identità, la loro fierezza, la risposta al disagio, alla marginalità.
Brandiscono le bandiere di una religione che ha per simbolo una spada, dove la guerra santa è un dovere per i fedeli. Dove un’unica fede unisce popoli diversi in una Umma che è anche comunanza di lingua, di cultura.

Per loro i miliziani di Hamas che hanno non solo ucciso, ma annichilito anche l’essenza umana degli infedeli ebrei non sono mostri.
Sono devoti che hanno scelto il martirio per eliminare dalle terre islamiche Israele e con esso la corruzione occidentale. Puri come, nel mondo cristiano, chi ha appena preso l’ostia sacra. Eroi, come era il crociato che vedeva la croce nell’elsa della sua spada.

Quindi non dobbiamo guardarli stupiti ma capire i loro valori e decidere se possono essere anche i nostri.
Ci sta bene sottostare solo alla legge religiosa, la sharia? Abbracciamo il Jihad e la sottomissione degli infedeli come obbligo centrale della fede?
Vogliamo considerare la donna come subordinata e dipendente dal maschio, con l’obbligo del velo? L’omosessualità un reato punibile con il carcere o la morte?
Ci identifichiamo in questo Islam arcaico, l’Islam dell’Iran e di Hamas?

Poi ci sono gli occidentali, con loro. Molti giovani. Marciano assieme urlano gli stessi slogan. Non sanno bene cosa vuol dire liberare la Palestina dal fiume al mare ma sono attratti da una causa che sentono come forte.
Nei palestinesi vedono solo i deboli del mondo che si ribellano e quindi sono con loro, come loro.
Anche qui si tratta di insicurezza e identità, il cemento ideale del consenso ad una causa. La sicurezza si trova nell’agire, nella condivisione di riti collettivi, nell’identificazione di un colpevole.

Novanta anni fa, quando fu scattata questa foto, successe la stessa cosa con l’allevatore bavarese, con il piccolo impiegato prussiano. Impoveriti, spaventati, senza riferimenti nella Germania del primo dopoguerra, trovarono nel nazismo orgoglio e identità, nell’ebreo il nemico.
Ma l’allevatore bavarese, l’impiegato prussiano erano persone per bene. Eichman, durante il processo, sosteneva che lui aveva solo fatto il suo dovere.

Era una persona per bene.

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